I disturbi della scrittura: quali sono e come osservarli a scuola

LLa scrittura è una competenza fondamentale per il percorso scolastico e la vita quotidiana, ma per molti bambini e ragazzi può diventare un ostacolo difficile da superare. Quando le difficoltà persistono e si manifestano con errori frequenti o una grafia poco leggibile, potrebbe trattarsi di un disturbo della scrittura. Conoscere le diverse forme e implicazioni di questi disturbi è essenziale per un intervento efficace e mirato. In questo articolo, approfondiremo le caratteristiche di disortografia e disgrafia, svelando le differenze e le strategie per riconoscerle precocemente.

Sommario

Come si definisce un disturbo della scrittura?

maestra scuola primaria che aiuta i bambini a

I disturbi della scrittura rientrano all’interno della categoria nosografica dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ossia disturbi che interessano specifici domini dell’apprendimento scolastico (in questo caso la scrittura). La Legge n° 170 dell’8 ottobre 2010 riconosce due tipi di disturbo legati alla scrittura, la Disortografia e la Disgrafia, le cui caratteristiche pedagogiche-didattiche sono state meglio descritte nelle Linee Guida sui DSA promosse dal MIUR (2011). Per Disortografia si intende una difficoltà nei processi linguistici di utilizzazione del codice ortografico, mentre con il termine Disgrafia si fa riferimento a difficoltà nei processi esecutivi di natura motoria che consentono la realizzazione dei grafemi. Tuttavia, la Disortografia e la Disgrafia non sono gli unici due aspetti legati ai disturbi della scrittura riconosciuti. I due principali sistemi di classificazione, l’ICD (International Classification of Diseas) e il DSM (Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali), infatti, fanno riferimento anche alla componente della produzione scritta.

Le compontenti della scrittura

Quando si parla di abilità di scrittura non si fa riferimento a un processo unitario, ma a un insieme di più componenti tra loro distinte. Nello specifico, è possibile identificare tre componenti fondamentali:

  • la competenza grafo-motoria, che comprende l’insieme di abilità e processi che permettono allo studente di eseguire i singoli segni grafici nei diversi allografi (dal recupero dei pattern grafo-motori necessari per realizzare ciascun grafema fino alla loro effettiva esecuzione);
  • la competenza ortografica, che include tutti i processi di conversione dei singoli fonemi nei corrispondenti grafemi e quelli di recupero della forma ortografica dell’intera parola, necessari per scrivere correttamente;
  • la capacità di espressione scritta, che racchiude tutti i processi cognitivi di ordine superiore che guidano il processo di produzione di un testo scritto (generazione di idee, pianificazione, trascrizione e revisione del testo).

Disturbi della scrittura e competenza ortografica

bambino a scuola riluttante davanti a un foglio

I processi coinvolti

I processi centrali implicati nella competenza ortografica sono:

  • la via fonologica, che consente di identificare i singoli suoni che compongono la parola e di convertirli nei corrispondenti segni grafici. Il suo corretto funzionamento è necessario per scrivere correttamente parole sconosciute;
  • la via semantico-lessicale, che permette di recuperare la forma ortografica dell’intera parola, unitamente al suo significato, dal magazzino lessicale. Il suo corretto funzionamento è necessario per scrivere in modo corretto parole conosciute a ortografia ambigua.

Nella lingua italiana, che è trasparente, vi è una prevalente regolarità nel rapporto tra l’aspetto fonologico e quello ortografico (ossia il modo in cui una parola si pronuncia corrisponde quasi costantemente a come essa si scrive). Ciò fa sì che l’uso della via fonologica è sufficiente per scrivere la maggior parte delle parole, ma non tutte. Per questo motivo, vi è anche la necessità di acquisire e memorizzare specifiche forme ortografiche. Vediamo alcuni esempi:

  • nelle parole aquila, cuoco e acqua lo stesso fonema /k/ può essere trascritto in modi diversi, ossia in alcuni casi con il grafema “q”, in altri con il grafema “c”, in altri ancora con i grafemi “cq”;
  • le parole omofone non omografe, come l’etto- letto oppure l’ago-lago, si pronunciano allo stesso modo ma scrivono in modi diversi.

In questi casi la sola conversione del suono (udito o pensato) nel grafema corrispondente non sarebbe sufficiente per scrivere correttamente la parola; è necessario mettere in relazione la forma ortografica della parola nel suo insieme con il suo significato e memorizzare tale associazione.

Inoltre, vi sono casi in cui un fonema corrisponde a gruppi di due o tre lettere, come accade nei cosiddetti digrammi o trigrammi (es. “sc”, “gn”, “chi”; “gli”). Infine, vi sono le parole che contengono le doppie e gli accenti, in cui assumono importanza le caratteristiche fonetiche, ossia il prolungamento (nel caso delle doppie) o l’aumento di intensità (nel caso degli accenti) del suono.

Come si sviluppa

Alcuni studi (Angelelli et al., 2017; Notarnicola et al., 2012) hanno evidenziato che le due vie di scrittura sopradescritte sono compresenti già dall’inizio della scolarizzazione, ma seguono percorsi di sviluppo differenti:

  • l’uso della procedura fonologica tende ad avere un rapido sviluppo nei primi anni di scuola per poi automatizzarsi tra il terzo-quarto anno di scuola primaria. A questo punto, quindi, la trascrizione di parole regolari semplici e complesse tende a essere pienamente adeguata;
  • la procedura semantico-lessicale ha un’evoluzione più lenta che si protrae fino alla scuola secondaria di I grado quando viene raggiunta una piena padronanza anche della scrittura di parole a ortografia ambigua.

La disortografia

bambino che segue linee grafiche su un quaderno

La Disortografia evolutiva può essere definita come un “disordine nella codifica del testo scritto, che viene fatto risalire a un deficit di funzionamento delle componenti centrali del processo di scrittura, responsabili della transcodifica del linguaggio orale nel linguaggio scritto” (MIUR, 2011).

Tale disturbo della scrittura si manifesta attraverso la presenza di:

  • numerosi errori ortografici che persistono nel tempo;
  • possibile lentezza nella scrittura riconducibile proprio alla scarsa efficienza dei meccanismi che regolano il passaggio dal codice orale a quello scritto.

Il deficit alla base della Disortografia può riguardare una sola o entrambe le vie alla base della competenza ortografica. Una compromissione a carico dei processi di analisi fonologica e di conversione fonema-grafema determina la presenza di frequenti errori di aggiunta, omissione, inversione o scambio di grafemi all’interno della parola o errori legati alla trascrizione di digrammi e trigrammi. Una compromissione a carico della via semantico-lessicale, invece, porta a errori nella rappresentazione ortografica della parola preservando la corrispondenza fonema-grafema. Ne sono un esempio i casi in cui lo studente unisce o separa in modo errato le parole (es. scrive in sieme o sitrova), scambia grafemi omofoni non omografi (es. scrive squola o quoio), omette l’h nel verbo avere o la aggiunge dove non è appropriato, ecc.

La manifestazione di un disturbo della scrittura come la Disortografia può variare anche in funzione dell’età e della scolarità. Nei primi anni della scuola primaria si osserva un numero elevato di errori nella conversione fonema-grafema, quindi nella scrittura anche di parole regolari. Tali errori tendono poi a ridursi nel tempo, mentre permane una maggiore difficoltà nella trascrizione di parole complesse e ambigue dal punto di vista ortografico. Tuttavia, nei casi di maggiore severità del disturbo, gli errori di conversione nella scrittura di parole regolari semplici possono persistere anche a livelli di scolarità più elevati.

Disturbi della scrittura e la competenza grafo-motoria

I processi coinvolti

La competenza grafo-motoria comprende i processi periferici legati:

  • al recupero delle caratteristiche dei singoli grafemi nel formato di scrittura scelto (stampo maiuscolo, minuscolo e corsivo) tramite il sistema allografico;
  • al recupero dei pattern grafo-motori necessari per realizzare i grafemi;
  • ai parametri esecutivi che consentono di eseguire effettivamente i movimenti richiesti.

Lo sviluppo dei processi sopradescritti si basa su abilità visuo-percettive, motorie e visuo-spaziali.

Le abilità visuo-percettive consentono di imparare le caratteristiche visive specifiche di ogni singolo grafema nei diversi sistemi di scrittura. Esse comprendono:

  • la discriminazione visiva, che permette di distinguere tra diverse configurazioni visive;
  • il completamento visivo, che consente di riconoscere una configurazione intera a partire da una piccola parte;
  • la percezione nei rapporti spaziali, che aiuta a cogliere dimensioni, proporzioni e distanze tra le parole.

Le abilità motorie consentono di apprendere lo schema motorio necessario per realizzare graficamente le lettere. Tale schema si declina principalmente nei movimenti di:

  • incisione e iscrizione, che permettono di muovere in modo armonico le dita e le mani per realizzare le lettere
  • progressione, che consentono di coordinare i movimenti di polso, avambraccio e spalla per avanzare orizzontalmente durante la scrittura di frasi e testi.

Nel caso del corsivo, le abilità motorie implicate sono ancora più complesse perché richiedono movimenti curvilinei di realizzazione delle lettere, oltre ai movimenti necessari per collegarle.

Le abilità visuospaziali permettono allo studente di conoscere e rispettare le regole che riguardano la disposizione delle lettere e delle parole nella pagina, secondo le convenzioni del proprio sistema di scrittura.

Come si sviluppa

L’acquisizione della scrittura dal punto di vista grafo-motorio si caratterizza per un progressivo passaggio da una scrittura inizialmente lenta e variabile a una scrittura automatizzata, veloce e meno variabile intorno ai 10 anni (Halsband e Lange; 2006; Palmis et al., 2017). Ciò è frutto di un’ampia pratica e della progressiva integrazione nella memoria motoria a lungo termine dei vari programmi motori necessari per realizzare i grafemi e le parole in modo fluente.

 Ne consegue la possibilità di “scrivere in automatico”, ossia con minor necessità di controllo cognitivo e attenzione. Tale automatismo consente una maggiore interazione tra i processi motori periferici e quelli centrali di elaborazione ortografica (Kandel e Perret, 2015), oltre a permettere allo studente di orientare risorse ad altri aspetti della scrittura, come l’elaborazione di frasi e testi (Maggio et al.; 2012; Pontart et al.; 2013).

La velocità di scrittura continua poi a evolversi anche durante i successivi anni di scolarizzazione, seppur con un’attenuazione negli ultimi anni della scuola secondaria di II grado rispetto all’andamento iniziale più accentuato (Cornoldi e Candela; 2014).

La Disgrafia

matita attorcigliata e lettere rappresentazione dei disturbi della scrittura

La Disgrafia può essere definita come un “disturbo specifico di scrittura che coinvolge il controllo degli aspetti grafici, formali, della scrittura manuale ed è collegata al momento motorio-esecutivo della prestazione” (MIUR, 2011).

Essa si configura come una difficoltà nel riprodurre i segni grafici, siano essi segni alfabetici o numeri, e nella gestione dello spazio sul foglio, unitamente a un ritmo di scrittura alterato; tali fragilità determinano una grafia irregolare e spesso poco leggibile. Risultano, quindi, importanti due parametri nella manifestazione della Disgrafia:

  • la leggibilità, ossia il prodotto scritto risulta difficilmente leggibile per il lettore esterno o per lo studente stesso;
  • la fluenza o rapidità di scrittura, ossia una scarsa automatizzazione e una irregolarità nei movimenti che generano affaticamento, lentezza e difficoltà nel seguire il ritmo di scrittura richiesto durante le attività scolastiche.

Altre problematiche frequentemente presenti in caso di Disgrafia sono:

  • impugnatura scorretta della penna
  • pressione sul foglio non adeguata (troppo forte o troppo leggera)
  • scarso rispetto dei margini della pagina
  • oscillazioni al di sopra o al di sotto del rigo
  • gestione irregolare dello spazio tra le lettere e/o tra le parole.

La Disgrafia si associa solitamente a un profilo neuropsicologico caratterizzato da deficit nei processi sottostanti alla scrittura (abilità visuo-spaziali o visuo-percettive, motorie e di coordinazione visuo-motoria). Ne conseguono difficoltà anche in altri compiti che implicano la riproduzione di segni grafici come il disegno geometrico o tecnico.

  La difficoltà a carico della componente grafo-motoria della scrittura può manifestarsi anche come un deficit riscontrabile all’interno del Disturbo di sviluppo della coordinazione motoria, ossia un disturbo neurologico che riguarda più in generale la pianificazione dei movimenti e la coordinazione motoria.

Quindi ... cosa si può osservare a scuola?

Durante l’attività didattica quotidiana vi sono molte occasioni in cui è possibile effettuare delle osservazioni rispetto a come gli studenti stanno sviluppando le abilità di scrittura, con particolare riferimento alla grafia e all’ortografia.

Queste osservazioni possono aiutare a individuare un possibile disturbo della scrittura.

  Abitualmente viene richiesto allo studente di copiare dalla lavagna, di scrivere sotto dettatura, di produrre dei propri elaborati, di prendere appunti, ecc. Tutte queste tipologie di compito consentono di osservare:

  • se lo studente commette una quantità di errori ortografici superiore rispetto alla media della classe e ciò persiste nel tempo;
  • se vi sono tipologie di errore ricorrenti, valutandone la rilevanza anche in base alla fase evolutiva in cui si trova lo studente;
  • se vi è l’abitudine di effettuare una revisione dei propri elaborati e in che misura ciò consente l’individuazione autonoma e la correzione dell’errore;
  • se la qualità della grafia è inadeguata e poco leggibile e in che misura ciò è costante o varia a seconda del tipo di compito/richiesta (es. brutta copia vs bella copia, ritmi incalzanti vs ritmi più diluiti, ecc.)
  • se il prodotto scritto è in generale disordinato e la gestione dello spazio sul foglio è carente;
  • se lo studente fatica a seguire il ritmo e i tempi di lavoro richiesti nei compiti di scrittura;
  • se vi è affaticamento a seguito di compiti di scrittura;
  • se vi sono evidenti differenze tra il rendimento in compiti orali rispetto a compiti scritti.

Quelli sopradescritti possono costituire dei campanelli d’allarme rispetto al possibile sviluppo di profili di disturbo della scrittura come Disortografia o Disgrafia e quindi motivare l’invio per una valutazione specialistica.