Giornata contro il bullismo: attività per la scuola primaria con intervento di Daniele Fedeli
In occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo (7 febbraio), Daniele Fedeli, Professore Ordinario di Pedagogia presso l’Università degli Studi di Udine, interviene per Giunti EDU con un contributo diretto sul tema.
Il bullismo, infatti, è un fenomeno sempre più diffuso anche tra i bambini della scuola primaria, con dinamiche che coinvolgono non solo aggressori e vittime, ma l’intero gruppo classe. Comprendere queste dinamiche e intervenire con strategie educative mirate è essenziale per prevenire comportamenti aggressivi e favorire un clima scolastico più inclusivo e rispettoso.

Il bullismo rappresenta un fenomeno che, nel corso degli anni, ha manifestato una serie di modificazioni nel modo di esprimersi a scuola: in particolare, si è registrato un abbassamento significativo della soglia d’età, con aggressori e vittime sempre più giovani, fin dall’ultimo biennio della scuola primaria; in secondo luogo, sempre più spesso si verificano episodi di bullismo di gruppo, evidenziando come il problema sia legato a dinamiche relazionali più che a disfunzioni del singolo allievo; infine, è gli atti di bullismo si collegano spesso ad altre forme di discriminazione, come il razzismo, l’omofobia, ecc.
Tenuto conto che un’ampia mole di studi mostra gli effetti negativi anche a lungo termine per quanto riguarda non solo le vittime di bullismo, ma anche gli aggressori e gli spettatori passivi, diventa fondamentale avviare fin dai primi anni della scuola primaria delle attività di sensibilizzazione e di prevenzione del fenomeno.
L’approccio educativo, ovviamente, non può ridursi al semplice ricorso a misure punitive, che molto spesso non sono in gradò né di modificare le condotte aggressive del bullo né di favorire il reinserimento della vittima nel gruppo.

Gli interventi educativi devono invece avere due obiettivi diversi:
- da un lato, promuovere in tutti i soggetti coinvolti una maggiore capacità di autoregolazione emotiva e comportamentale. Ad esempio, è fondamentale che i bambini sappiano riconoscere e modulare emozioni di segno negativo come la paura o la rabbia; allo stesso tempo, devono essere in grado di empatizzare con le vittime potenziali, in modo tale da aiutarle e supportarle affettivamente;
- dall’altro lato, favorire nei ragazzi la consapevolezza del fatto che il bullismo è in gran parte un fenomeno di gruppo e che è fondamentale agire su quelle dinamiche relazionali che favoriscono oppure riducono il rischio di condotte di prevaricazione, aggressione, ecc.
Partendo da questa seconda considerazione, è allora possibile proporre un’attività specifica ai ragazzi, partendo da un caso di bullismo (accaduto effettivamente a scuola, oppure visto in un film o letto in un racconto). Possiamo dividere la classe in due gruppi: uno proverà ad individuare quali fattori hanno causato l’episodio di bullismo; il secondo gruppo invece avanzerà delle proposte sul modo di evitare che quell’episodio si ripeta, agendo ad esempio sulle dinamiche di amicizia in classe, sul ruolo di modello dell’adulto ecc. In questo modo, gradualmente si aumenta la consapevolezza dei bambini rispetto alla necessità di adottare approcci preventivi al bullismo, basati sulla qualità delle relazioni in classe.

Quali attività svolgere nella scuola primaria per la giornata contro il bullismo?
Il Barattolo delle Parole Gentili: Un'Attività di Educazione alla Gentilezza
Come si svolge l’attività:
Il "Barattolo delle Parole Gentili" è un'attività educativa che mira a promuovere un ambiente scolastico positivo e rispettoso. Ogni bambino scrive un complimento o una parola gentile per un compagno e la inserisce in un barattolo. Successivamente, i bigliettini vengono letti ad alta voce per rafforzare il messaggio di gentilezza, insegnando l'importanza di un linguaggio empatico. Questo esercizio aiuta i bambini a comprendere il potere delle parole nel rafforzare le relazioni e migliorare il clima di classe.
Obiettivo pedagogico:
L'attività insegna ai bambini l'importanza della comunicazione positiva, un'abilità fondamentale per prevenire il bullismo. Inoltre, stimola la riflessione sul potere delle parole, aiutando i piccoli a comprendere come il linguaggio gentile possa rafforzare l'autostima e creare legami solidi. Il "Barattolo delle Parole Gentili" è anche un'occasione per favorire la coesione del gruppo e l'inclusività.
La Storia del Bullismo: Leggere per Comprendere il Bullismo e Promuovere la Solidarietà
Come si svolge l’attività:
La lettura di un albo illustrato sul bullismo è un modo efficace per sensibilizzare i bambini su un tema così delicato. Dopo la lettura, si avvia una discussione dove i bambini vengono invitati a riflettere sulle azioni dei protagonisti e a proporre soluzioni per aiutare la vittima di bullismo. Questa attività aiuta a comprendere le emozioni di chi subisce il bullismo e a stimolare l'empatia, promuovendo un ambiente di solidarietà.
Obiettivo pedagogico:
Stimolare la riflessione critica e favorire l'empatia sono gli obiettivi principali di questa attività. Le storie aiutano i bambini a capire le dinamiche emotive e sociali del bullismo, incoraggiandoli a mettersi nei panni degli altri. Inoltre, l’attività promuove il dialogo come strumento per risolvere conflitti e per favorire il rispetto reciproco nelle relazioni interpersonali.
Il Gioco di Ruolo "Mettiamoci nei Panni": Un Metodo per Comprendere il Bullismo e Sviluppare Empatia
Come si svolge l’attività:
Il "Gioco di Ruolo Mettiamoci nei Panni" è un'attività interattiva che permette ai bambini di vivere in prima persona le dinamiche del bullismo. I bambini assumono i ruoli di bullo, vittima e spettatori, e successivamente riflettono insieme su come si sono sentiti in ciascun ruolo. L'attività stimola il pensiero critico e aiuta a sviluppare soluzioni concrete per fermare il bullismo, creando un'atmosfera di responsabilità condivisa.nelle relazioni interpersonali.
Obiettivo pedagogico:
L'obiettivo principale è favorire l'empatia e la comprensione delle complesse dinamiche sociali che alimentano il bullismo. Attraverso il gioco di ruolo, i bambini apprendono l'importanza di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, sviluppando la consapevolezza che ogni azione ha delle conseguenze. Questo esercizio promuove la responsabilità collettiva e insegna come tutti possano contribuire a fermare il bullismo.
Il Braccialetto dell’Amicizia: Un Simbolo di Rispetto e Inclusione tra Compagni
Come si svolge l’attività:
Nel "Braccialetto dell'Amicizia", i bambini realizzano un braccialetto con fili colorati che simboleggia amicizia, rispetto e inclusività. Ogni bambino dona il proprio braccialetto a un compagno, creando un legame simbolico che rappresenta l'impegno reciproco a costruire relazioni positive e rispettose all'interno della classe.
Obiettivo pedagogico:
L'attività insegna l'importanza di costruire legami sani e basati sul rispetto reciproco. I bambini imparano che ogni relazione si fonda sulla fiducia, sull'empatia e sul sostegno reciproco, contrastando così l'isolamento e l'esclusione che alimentano il bullismo. Il "Braccialetto dell'Amicizia" rappresenta anche un momento di condivisione e di creazione di una comunità scolastica inclusiva.

A cura di Daniele Fedeli
Professore Ordinario di Pedagogia presso l’Università degli Studi di Udine. Da molti anni si occupa di problematiche legate al comportamento, all'iperattività, alla disattenzione e agli aspetti emotivi in età evolutiva. Ha elaborato training formativi per ragazzi su autoregolazione ed emozioni, anche attraverso l’uso del gioco. Collabora regolarmente con le scuole con attività rivolte a insegnanti e allievi.in classe.