Bullismo e cyberbullismo nella scuola primaria
Tratto dal volume
Bullismo e cyberbullismo. Come intervenire nei contesti scolastici
Dall'analisi di casi alla progettazione di interventi di contrasto
secondo la Legge 71/2017
Daniele Fedeli, Claudia Munaro
I temi del bullismo e del cyberbullismo nella scuola ritornano periodicamente nel dibattito pubblico, generalmente in corrispondenza a qualche fatto di cronaca, portando a interpretazioni monodimensionali (spesso ricondotte a errori genitoriali) e a proposte di intervento altrettanto semplicistiche (invocando per esempio una maggiore severità educativa).
Questo approccio presenta due limiti rilevanti: in primo luogo, è privo di qualsiasi sostegno scientifico e logico.
In realtà, decenni di ricerche sulle condotte aggressive hanno mostrato come siano il risultato di una serie di fattori neurobiologici, familiari e sociali, rifuggendo quindi da qualsiasi spiegazione monodimensionale e semplicistica.
Il secondo limite è quello di muoversi sull’onda emotiva causata da qualche episodio drammatico: passato il momento, il tema bullismo o cyberbullismo torna sullo sfondo, come se non esistesse più.
Anzi, spesso l’effetto è ancor più negativo, per cui si sviluppa nel tempo una sorta di assuefazione al problema. Un chiaro indice di questo atteggiamento è la frase: “Il bullismo è sempre esistito, c’era anche ai nostri tempi e siamo cresciuti lo stesso”. Per poter agire su questo fenomeno in maniera coerente ed efficace, dobbiamo allora muoverci su un doppio binario:
- fornire uno schema di lettura del bullismo e del cyberbullismo che tenga conto di tutte le numerose variabili coinvolte. Non è infatti possibile semplificare un problema la cui manifestazione dipende da fattori distali (ossia lontani nel tempo) e prossimali (nel “qui ed ora”), di tipo individuale, familiare e sociale. Semplificare troppo, individuando un’unica causa (gli errori educativi, la famiglia disagiata, l’eccesso di televisione o videogames ecc.), comporta una banalizzazione che preclude anche la scelta di azioni di contrasto realmente mirate ed efficaci;
- proporre un modello di intervento multidimensionale e interistituzionale. Da un lato, infatti, è importante modificare le diverse dimensioni implicate nel problema: così, accanto a un approccio individualizzato, è fondamentale prevedere un lavoro a livello di scuola, gruppo-classe, familiare ecc. Dall’altro lato, risulta essenziale e necessario, data la portata e complessità delle problematiche, progettare e realizzare una rete interistituzionale che consenta di creare sinergie efficaci tra scuola ed extra scuola.
Facciamo un passo indietro e diamo una definizione di cosa sono il bullismo e il cyber bullismo.
- Cosa sono il bullismo e il cyberbullismo?
- Come agire per contrastare bullismo e cyberbullismo a scuola
- Politica educativa antibullismo e cyberbullismo a indirizzo interno.
Cosa sono il bullismo e il cyberbullismo?

Il bullismo è un abuso di potere, fisico o psicologico, attuato in modo reiterato e organizzato contro uno o più soggetti incapaci di difendersi.
Il cyberbullismo consiste nell’impiego, sistematico e pianificato, di strumenti informatici (smartphone, e-mail ecc.) e/o ambienti virtuali (social network, blog ecc.) per minacciare, diffamare o isolare una o più vittime incapaci di difendersi.
Il primo, fondamentale, passo per prevenire i fenomeni di bullismo e di cyberbullismo a scuola è quello di garantire il benessere di quanti vivono quell’ambiente: insegnanti, studenti, personale non docente e non ultime le famiglie.
Come procedere? Vision e mission
Individuare una “vision” e una “mission” sono i due passi precedenti alla definizione di una vera e propria politica educativa antibullismo, ma necessari per la costruzione di un ambiente che promuove il benessere personale.
Con la vision vengono stabiliti gli obiettivi a lungo termine che la scuola si pone per migliorare il benessere della propria comunità scolastica e proteggerla da forme di bullismo e cyberbullismo. I valori di base di una vision che guidi un’azione antibullismo devono fondarsi su una cultura che rigetti qualsiasi forma di aggressività, sia tra gli allievi sia tra questi ultimi e gli adulti (Fedeli, 2007b).
Con la mission vengono stabiliti i mezzi e le attività con cui la comunità scolastica intende promuovere coscienza e strumenti condivisi per la rilevazione e la gestione di eventuali problematicità interconnesse al bullismo e al cyberbullismo. Nella mission vengono quindi declinate le grandi azioni personalizzate e specifiche per la costruzione di una scuola sicura.
In entrambi i casi, si tratta di due passi precedenti alla definizione di una vera e propria politica educativa antibullismo, ma necessari, in quanto gettano le basi per la costruzione di un ambiente che promuove il benessere personale.
Come agire nella pratica per contrastare bullismo e cyberbullismo a scuola

Per poter affrontare in modo concreto e il più possibile efficace la complessità di gestione delle varie tipologie di bullismo, la scuola deve necessariamente progettare e promuovere una politica educativa antibullismo e cyberbullismo, intesa come un processo che coinvolge attivamente tutti i membri della comunità scolastica e interviene su tutte le sue dimensioni, da quella culturale e pedagogica, a quella normativa e organizzativa (Buccoliero e Maggi, 2017).
Perché la politica educativa antibullismo e cyberbullismo messa in atto risulti funzionale ed efficace vengono individuate sette possibili dimensioni sulle quali fondare le azioni per contrastare le due problematiche, creando un ambiente di apprendimento via via sempre più capace di auto-proteggersi.
Le 7 dimensioni per creare un ambiente scolastico proattivo e protettivo
1 Educare al rispetto con valenze di reciprocità
Si tratta di promuovere tra il personale scolastico, gli alunni e i loro genitori la consapevolezza dell’unicità di ciascuno e del diritto per questo di poter esprimere le proprie idee e i propri bisogni, ma nel rispetto degli altri. L’educazione al rispetto e alla comprensione delle diversità è necessaria per migliorare la qualità di vita e il benessere di tutti. Il rispetto, infatti, è base fondante della maturazione di un futuro cittadino capace di agire con responsabilità, altruismo e coscienza nell’intento comune di creare luoghi di vita confortevoli e accoglienti per tutti.
2 Promuovere le competenze per la vita
La scuola deve promuovere attività educative e didattiche per co-costruire con i propri alunni le loro life skills. Queste sono abilità identificate nel 1993 all’Organizzazione Mondiale della Sanità, accolte e valorizzate dall’organizzazione UNICEF nel 2015 e ritenute imprescindibili per promuovere competenze di cittadinanza attiva. Nella prevenzione del bullismo e del cyberbullismo diventa dunque centrale promuovere negli allievi:
- l’autoconsapevolezza;
- la gestione delle proprie emozioni;
- l’empatia verso il compagno con diversità o con difficoltà;
- il saper ascoltare e comunicare in modo efficace le proprie paure o i propri bisogni agli amici e alle figure adulte di riferimento;
- il saper affrontare gli eventi scolastici con senso critico e costruttivo e aver la capacità di stabilire relazioni corrette e serene.
3 Sostenere la comunicazione assertiva
Comunicare in modo assertivo significa saper riconoscere le emozioni, accettare e ascoltare le opinioni altrui affermando, allo stesso tempo, le proprie, senza forme di prevaricazione e nel rispetto reciproco. Un insegnante che si sforza di ascoltare e di comunicare in modo assertivo con le famiglie, con i colleghi e con gli alunni della propria classe e del proprio Istituto diventa per chi lo circonda un modello da imitare.
4 Creare alleanze
tra i diversi professionisti e fruitori dell’ambiente scolastico. Si crea alleanza solo quando viene riconosciuto a ciascun membro, interno o esterno alla scuola, un ruolo attivo e propositivo, e perché ciò avvenga è necessario che, all’interno degli organi della comunità scolastica, venga adottata una didattica flessibile e orientata alla cooperazione, all’aiuto reciproco, al tutoraggio e all’insegnamento peer to peer.
5 Promuovere l’empowerment
Un approccio che si basa sull’empowerment tende allo sviluppo delle risorse, al consolidamento dei sistemi di aiuto e alla creazione di opportunità per i processi decisionali (Zimmerman, 1999): questa dimensione si colloca, quindi, a pieno titolo in un’attività di prevenzione e di gestione condivisa del bullismo e del cyberbullismo, in quanto porta ciascun membro afferente alla comunità scolastica a un cambiamento di atteggiamento e di approccio alle problematiche interconnesse.
6 Condividere valori, regole e procedure antibullismo proattive, di prevenzione e reattive.
Le regole e le procedure antibullismo proattive, di prevenzione e reattive devono essere definite collegialmente e condivise da tutti i membri della comunità. Inoltre, devono fare riferimento ad approcci finalizzati a trasmettere ai ragazzi abilità prosociali, empatiche e di autoregolazione emozionale, con l’obiettivo di ridurre il bullismo agendo dall’interno del ragazzo (cioè, promuovendo le sue abilità) piuttosto che dall’esterno (cioè, attraverso punizioni) (Fedeli, 2007b). I possibili strumenti che raccolgono regole e procedure, sia di carattere ufficiale e istituzionale, che personalizzate in base all’ordine di scuola, alle caratteristiche del contesto e ai bisogni educativi e regolativi dell’alunno che presenta difficoltà di autoregolazione emozionale e comportamentale sono 5:
- lo Statuto delle studentesse e degli studenti;
- il Patto di Corresponsabilità Educativa;
- il Regolamento di Istituto;
- il Regolamento di classe;
- il Contratto educativo.
7 Strutturare l’ambiente fisico
L’ambiente fisico di spazi ampi (ricreativi, palestra, mensa ecc.) o ridotti (laboratori, classe, spogliatoio ecc.) racchiude in sé effetti potenziali di destabilizzazione comportamentale se non viene definito attraverso criteri logistici e di materiali in linea con le attuali indicazioni scientifiche, psicopedagogiche, metodologiche ed ecologiche. La strutturazione più o meno adeguata dell’ambiente fisico può infatti determinare, in generale, un comportamento positivo di chi vi interagisce oppure incrementarne i livelli di espressione di disagio emotivo e comportamentale. Lo spazio fisico della classe, per esempio, dovrà essere progettato e concordato con cura dai docenti di intersezione, team o consigli di classe per favorire, a necessità, angoli di decompressione fisica cognitiva-emozionale (angolo lettura, di gioco, di studio personalizzato ecc.) e setting di apprendimento alternativi e praticabili (frontali, a isola, a ferro di cavallo ecc.).

Promuovere una politica educativa antibullismo e cyberbullismo fondata sulle 7 dimensioni proposte permette alla scuola di assumere il ruolo educativo e formativo che le è peculiare, quello di essere un contesto con funzione pubblica che si impegna quotidianamente per “il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio” (MIUR, 2012, p. 9).
Una scuola, quindi, attenta ad accogliere le difficoltà di tutti i suoi alunni, vittime, spettatori o bulli che si trovano a vivere un momento di forte disagio e di forte bisogno educativo personalizzato.
La scuola diventa così una comunità educante che, privilegiando un approccio metodologico proattivo, “affianca al compito ‘dell’insegnare ad apprendere’ quello ‘dell’insegnare a essere’” (MIUR, 2012, p. 10).
Orientarsi verso un intervento preventivo piuttosto che reattivo e interventista richiede un impegno importante per radicare nella propria comunità valori e approcci metodologici improntati alla valorizzazione di ciascuno e alla cooperazione di tutti, ma nel tempo favorirà un ambiente di insegnamento e di apprendimento accogliente e assertivo che educa alla resilienza, cioè la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Politica educativa antibullismo e cyberbullismo a indirizzo interno
Una delle due direzioni fondamentale lungo cui deve svilupparsi una politica educativa antibullismo e cyberbullismo è quella interna, ossia l’organizzazione di tutte le componenti scolastiche di ogni singolo Istituto, coordinate per l’attuazione dell’Offerta Formativa dal Dirigente scolastico.
Il Dirigente scolastico è il punto di riferimento dell’intera comunità e un acceleratore del processo del suo miglioramento, e gli si chiede di attuare una leadership distribuita, vale a dire una leadership che si estende a tutta l’organizzazione ed è condivisa da tutti i membri: non si tratta solo di dividere i compiti e distribuire le responsabilità, ma di un insieme di ruoli che tutti i membri devono essere in grado di svolgere o apprendere nel caso in cui non siano in grado di metterli in atto. Il suo approccio, teso allo sviluppo dell’empowerment del suo personale, privilegia l’attivazione di relazioni non gerarchiche, collaborative sia interne che esterne. La sua sensibilità, i suoi valori, il porsi all’avanguardia nella ricerca costante di innovazioni del sistema, le sue conoscenze e competenze non solo amministrative, ma in primis quelle pedagogiche, le sue capacità comunicative dialogiche e assertive, possono dare avvio a un processo virtuoso di cambiamento orientato a una presa in carico da parte di tutti della vision di Istituto descritta precedentemente.
In questo contesto si inserisce il ruolo, importantissimo, degli insegnanti, che è quello di perseguire le finalità e di gestire con coerenza le azioni di prevenzione e di contrasto stabilite nella politica educativa antibullismo e cyberbullismo di Istituto. Agiscono quindi applicando in prima persona le linee di orientamento proattive e reattive concordate e, se in difficoltà personale, chiederanno aiuto e supporto al referente del bullismo o, se istituito nel proprio territorio scolastico, al Servizio Antibullismo e Cyberbullismo.
In entrambi i casi, è fondamentale che le azioni attuate siano coerenti con la politica educativa antibullismo e cyberbullismo, altrimenti vi è il rischio che:
- a famiglie e alunni possa arrivare una percezione di attività improvvisate e quindi non affidabili;
- si possano verificare approcci incoerenti tra singoli insegnanti.

A questo scopo, vengono individuati tre livelli di intervento educativo:
- Livello di macrosistema: l’intervento programmatico è deliberato dal Collegio docenti e approvato dal Consiglio di Istituto.
- Livello di mesosistema: l’intervento programmatico è elaborato e realizzato dal Team PEAC (politica educativa antibullismo e cyberbullismo) di Istituto con il supporto dei docenti di intersezione, Team e Consigli di classe.
- Livello di microsistema: l’intervento programmatico è realizzato dai docenti di classe, dal Team peer educators e dagli alunni delle classi.
I tre sistemi di intervento prevedono sistematiche e continue connessioni relazionali, sia orizzontali (i membri interagiscono tra di loro verso un fine comune), sia verticali (i tre sistemi elaborano per condividere proposte univoche di prevenzione e contrasto di ogni forma di bullismo). Solo in questo modo la vision di Istituto identificata diventerà gradualmente patrimonio valoriale e professionale di tutti, anziché di pochi motivati e addetti ai lavori. In questa proposta di politica educativa antibullismo e cyberbullismo l’attività di interazione e di cooperazione, orizzontale dei membri e verticale dei livelli d’intervento, risulta essere parte strutturale obbligatoria. Ovviamente ciò comporta inizialmente, da parte di tutti, un notevole investimento energetico e temporale che può affaticare, scoraggiare e quindi rallentare l’avvio e il prosieguo del progetto. Ma, nel tempo, questa struttura organizzativa improntata alla co-relazione, al dialogo e al costruire insieme, consolidandosi, diventerà parte integrante del pensiero e dell’agire della comunità facilitando sempre più la sua sincronizzazione valoriale, pedagogica e didattica.
Si tratta di un modello organizzativo di politica educativa antibullismo e cyberbullismo interna che assumerà un alto valore protettivo, che, anche se non eliminerà l’insorgenza di atti di bullismo/cyberbullismo, sicuramente permetterà di controllare e fronteggiare con più efficacia eventuali nuove forme di sopraffazione a scuola.